Io e Chiara abbiamo finito la nostra ultima serie TV ed adesso dobbiamo trovare qualcosa che ci piaccia.
A voi la cronaca di questa ricerca perpetua e del perchè certe serie verranno amate o spietatamente bollate come CAGATE PAZZESCHE.

sabato 28 dicembre 2013

La terra di casa mia e la sospensione dell’incredulità

Ovvero come mai mi è piaciuto Homeland, ma ho smesso di guardarlo

[NO spoiler]


La sospensione dell’incredilità è un patto tra un autore ed il suo pubblico, un accordo silenzioso che si può ridurre più o meno così:
Se voi fate finta di nulla quando dico qualche cazzata, in cambio vi racconterò una delle più belle storie che abbiate mai ascoltato

Un esempio su tutti: basta mettere gli occhiali a Superman e nessuno lo riconosce più.

Veniamo ad Homeland

La serie non è nemmeno iniziata e l’autore stringe subito il patto con noi presentando la protagonista femminile: Carrie Mathison è un’agente della CIA coi controcoglioni, ma ha un disturbo bipolare e da 10 anni prende farmaci sottobanco per controllarlo. Nessuno all’interno della CIA conosce il suo segreto o si è mai accorto di nulla.
Carrie Mathison non è una semplice analista ancorata alla sua scrivania, svolge anche ruoli operativi; è così brava da aver lavorato sotto copertura in scenari poco adatti ad una donna bianca e bionda come Libano ed Iran.
E’ proprio uno dei migliori talenti della CIA, ci crediamo senza battere ciglio, senza chiederci chi o come si rifornisse dei suoi preziosi farmaci nei mesi che è stata in Iran.
Abbiamo accettato il patto che ci ha proposto l’autore: non facciamo domande che possano rovinare la storia, anche perché di un eroe senza macchia e senza paura non frega niente a nessuno, un vero eroe deve avere le sue fragilità, le sue debolezze.

Ci lasciamo trasportare e gustiamo Carrie Mathison mentre gestisce operazioni speciali, registra le conversazioni dei sospetti sfruttando i microfoni dei loro cellulari od usa la rete delle camere per il controllo del traffico sull’autostrada per rintracciare un’auto sospetta.

Nella seconda stagione il patto traballa.

Carrie Mathison, se non vuole essere reperita o tracciata da persone che hanno a disposizione i suoi stessi mezzi, sa che deve spegnere, se non buttare il cellulare. Invece no, lei lo tiene in tasca, telefona (!!!) per poi mentire spudoratamente agli altri membri dell’agenzia.
Non si tratta di sporadici scivoloni, ma proprio della diffusa sensazione che per Carrie non siano valide le regole che valgono per il resto del mondo.

Il patto è rescisso: non si tratta di sorvolare su alcuni dettagli, ma di sentirsi presi per il culo.

Caro il mio autore, mi devi raccontare una storia verosimile e scriverla bene, in modo che alla fatidica domanda “potrebbe succedere davvero?” devo poter dire al mio io rompicoglioni: “Stai zitto: è una bella storia e voglio crederci!”



Come la vede Lapo
Giudizio Sintetico&Ponderato: Era Caruccio

lunedì 28 ottobre 2013

3 Episodi pilota finiti fuori strada

Tante serie nuove cercano di conquistare un piccolo spazio di visione settimanale, queste ci hanno fatto perdere tempo. Ecco che devo venire su internet a sfogarmi :-D

The Millers


Siamo nel 2013, e gli ammerigani è dagli anni ‘50 che mettono le risate finte nelle loro produzioni comiche. A volte le battute e le situazioni funzionano da sole, a volte hanno bisogno del “rinforzino”.

Adesso immaginatevi questa situazione comica.

L’odiosa e tirannica matriarca della collezione di rintronati che il protagonista chiama famiglia, dopo essere stata lasciata sui 65 anni dal marito, si sbronza in pigiama, mangia una cofana di gelato e ci prova con gli invitati in casa al grido di “io non posso rimanere incinta”.

AHAHAHAHAHAHAHAHAH (le risate finte)

 Ero troppo impegnato a cercarmi la mascella che era cascata in terra per articolare anche un debole “Cazzo ridi?!?!?”
Non abbiamo neppure finito l’episodio.

Come la vede Lapo
Giudizio Sintetico&Ponderato: UNA MERDA



Chickens


La commedia all’ammerigana non ha funzionato, proviamo con quella in costume all’inglese.

Nell’amena Campagnoville in Inghilterra tutti gli uomini sono al fronte per la prima guerra mondiale, tranne I tre protagonisti:
Il riformato per piedi piatti, guerrafondaio ma fifone
Il mandrillo stupido che ne vuole approfittare per portarsi a letto mezzo villaggio
Il pacifista che protesta contro la guerra sfoggiando un impeccabile quanto misterioso nodo di stile germanico alla cravatta

Qualche battuta carina in qua ed in là, ma molte sparate a vuoto.
All’inizio temevo che fosse una sorta di Downtown Abbey umoristico, purtroppo del polpettone per signore devo rimpiangere l’accuratezza storica: per dare spazio al personaggio del mandrillo si fa e si parla di sesso quasi liberamente; dov'è finito il classicissimo niente sesso, siamo inglesi!?.

Come la vede Lapo
Giudizio Sintetico&Ponderato: INUTILE



Witches of East End


Il filone comico non ha funzionato, proviamo con qualcosa di più dark.
Purtroppo sembra di essere precipitati in un harmony scritto male e di fretta con quel tocco di soprannaturale che va di moda da Twilight in poi.

Ci sono le streghe, ma non sanno di esserlo!

Una è troppo impegnata a fare la bibliotecaria a cui piace lui che si è appena lasciato con Tizia perché quando aveva chiesto di uscire a lei pensava che scherzasse, ed Una è quella intelligente!

L’Altra fa la barista “poppe in mostra” al baretto del posto ed è fidanzata ufficialmente col biondo e mascelluto erede della famiglia di miliardari della zona, così fidanzata che al party di fidanzamento, scoprendo che il biondone ha un fratello moro che sprizza fascino da bel tenebroso da ogni poro, gli salta addosso in bagno nel rifacimento di una qualsiasi copertina di libro rosa che veda lui con la camicia sbottonata che sostiene lei che, con un vestito lungo rosso, inarca la schiena abbandonandosi al maschio abbraccio.

Durante la visione notavo in bella mostra l’hashtag per commentare la puntata su twitter, eccoli serviti!

Se pensate che i miei deliri vi abbiano fatto perdere tempo, sfogatevi su internet condividendo il post :)

lunedì 29 luglio 2013

L'umorismo, il brodo allungato e.. la MA***A della loro mamma!


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Puntate viste: tutte sino ad oggi (s01-s08)

Come la vede Lapo

Penso che non ci sia nessuno che passi di qui, per caso od attratto dagli slippini di Spartacus (il post più visto di tutto il Blog ndL) che non sappia di quale serie stia per parlare, ma se non conoscete "How I met you mother" o l'italica versione "E... alla fine arriva Mamma!" vi faccio un brevissimo sunto con le figurine.

C'è Paperino che vuole raccontare ai figli (ritratti qui sopra) l'epopea di come dopo anni di estenuanti ricerche sia riuscito a conoscere la loro mamma.
Ad inframezzare la serie di peripezie romantiche di Paperino le vicende dei suoi coinquilini Franco e Ciccia, eterna coppia.

A loro si uniscono due compagni di bevute del pub: Strapottona e Barney Stinson



 Vi devo davvero dire chi è Strapottona?!?

Purtroppo Paperino è logorroico ed inconcludente e per raccontare questa storia la prende sin troppo larga, da qui il materiale per poter fare più di una stagione.

La serie garantisce, soprattutto grazie a Barney Stinson ed a Strapottona, risate, tormentoni, situazioni comiche e paradossali, citazioni e... Barney Stinson!
Tutto perfetto per quattro stagioni, poi siamo arrivati alla quinta e le situazioni comiche hanno iniziato a mostrare la corda.
Alla sesta sono aumentate le situazioni paradossali che non fanno ridere.
Alla settima anche i tormentoni hanno iniziato a stuzzicare sempre meno l'ilarità.
L'ottava stagione si può riassumere così: una noia forzata il cui livello comico è quello di Nando Martellone. Potrei allargarmi e dire che queste ultime due stagioni sono lo specchio della parabola del Nando nazionale (per approfondire qui e qui), ma questa serie voglio solo ricordarla così:









Anche gli sceneggiatori sanno benissimo che hanno finito le banane, ma di fronte ai $$$ dei produttori l'unica cosa che puoi fare è sfogarti tramite la bocca dei due ragazzini che nel lontano 2005 si sono seduti su quel divano:




Giudizio Sintetico&Ponderato: NUN SE NE POLE PIU'!!!!

sabato 13 aprile 2013

In Anteprima Internazionale: Da Vinci's demons

Debutto col botto per il nostro nuovo guest blogger Yuri


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Puntate viste: s01e01
Come la vede Yuri

All’Odeon di Firenze è stata presentata in anteprima mondiale la serie tv “Da Vinci’s demons”. C’era il cast al gran completo. Tutto gestito dalla Toscana Film Commission, con la supervisione dalla splendida Camilla Toschi, direttrice del cinema. (Quindi il DAMS non è solo un parcheggio per nullafacenti o una comunità di recupero, ma anche una fucina di talenti ndY).

Prodotta dalla statunitense Fox e creata da David S. Goyer, quale miglior battesimo se non nella città del nostro Leonardo? “Nostro” poiché per noi è sottointeso che ci si riferisca al genio poliedrico del Rinascimento, ma negli Usa di Leonardo ce n’è solo uno: Di Caprio. Ecco perché nel titolo è stato preferito il cognome Da Vinci, ammette il regista.

E’ un Leonardo ops… volevo dire un Da Vinci inconsueto quello che ci viene mostrato: durante gli anni della giovinezza, quelli meno conosciuti, che ha permesso così allo sceneggiatore di sbizzarrirsi sulle varie peculiarità del personaggio.
Interpretato da Tom Riley, ci appare drogato, abile spadaccino, amante eterosessuale e passionale, bello e muscoloso, scaltro nel negoziare, eroico, altruista e, chiaramente, un vulcano di idee, progetti e realizzazioni –insomma qualcosa di vero c’è. Nella prima puntata l’artista è in fase emergente, ancora lavora alla bottega del Verrocchio, tuttavia la sua ambizione lo porterà fino alla corte di Lorenzo de Medici, proponendosi con fiuto non come pittore o scultore, ma addirittura come ingegnere militare. E riesce ad ottenere una convocazione dal mecenate fiorentino, proprio grazie ad un ritratto regalato furtivamente alla sensuale ed accattivante Lucrezia Donati, ovvero la Gioconda, interpretata da Laura Haddock. La quale, con modi e tempistiche molto attuali, si concede al conquistador de Empoli, pur essendo l’amante preferita di Lorenzo. Ma è anche un Da Vinci tormentato da visioni, ricordi sbiaditi, paure che vengono a galla dal più profondo della sua intimità, che lo rendono perciò vero, vulnerabile, umano. Omicidi, spionaggio, politica, congregazioni, libri segreti e il misterioso culto “I figli di Mitra” fanno da cornice alle sue vicende per otto puntate da un’ora l’una. La serie promette un gran numero di telespettatori.

Gli ingredienti ci sono tutti: un personaggio storico tra i più affascinanti, azione, mistero, suspense, sesso e amore, giochi di potere e anche attimi grotteschi. La gente questo vuole e la Fox questo dà. E chi se ne frega se la storia è intrisa di falsi storici o se il protagonista sembra più Fonzie che un artista del ‘400. Quando il pubblico si mette davanti alla tv, vuole fantasticare; e questa serie ci riesce.

mercoledì 27 marzo 2013

Ragazze brutte, grasse e con tanti problemi





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Puntate viste: s1 e s2 (tutte)

Come la vede Chiara

Non è il titolo di un annuncio fetish, ma l'idea alla base della nuova serie targata (strano ma vero) HBO. Ambientato a New York, le Girls sono quattro amiche che dividono case, gioie, speranze, trionfi e malumori della loro generazione. E sesso ovviamente.
Già visto? Già sentito?

Forse.
Del resto le quattro amiche con Sex and the City ci sono cresciute e non ne fanno mistero, anzi, lo idolatrano. Ma questo è tutto, non ci sono altri paragoni tra le due serie perché sono due cose completamente diverse. Personalmente, le cronache di Carrie sulla vita amorosa dei newyorkesi mi hanno divertito e tenuto compagnia per anni. Era l'inno delle single, gioioso e dissacrante. E all'epoca io ero felicemente single. (aggiungo altrimenti Lapo mi tira: ora sono felicemente impegnata!)

Carrie Bradshaw a 16 anni
(prima di rompersi il naso)
Qualche tempo fa, in occasione del prequel The Carrie diaries ho rivisto per intero la serie sul sesso e la città. Sarà che non ho più vent'anni (da oltre dieci anni) ma tutto ciò che un tempo trovavo divertente ora mi sembra vuoto e superficiale, per questo mi piace guardare Girls. Alle ragazze non frega niente delle Manolo. Non passano da una storia di letto all'altra in cerca del vero amore.
Loro sono giovani, tormentate, e dannatamente vere.

In tanti si sono chiesti come questa serie abbia potuto avere successo. E' brutale. Se amate il glamour, il rosa shocking e avete nostalgia di una compagnia del Dottore (sempre sia lodato), allora guardatevi The Carrie diaries ed evitate Girls. Vi rovinereste solo la giornata.


La protagonista, Hannah, si sbrodola con i cereali. Per carità lo faccio anche io. Ma pensando a lei mi vengono in mente decine di aggettivi: volgare, noiosa, invidiosa, arrogante. Irritante. Fastidiosa. Semplicemente fastidiosa. C'è qualcosa in Hannah di radicalmente sbagliato, è una sensazione che si annusa di continuo, in ogni istante del telefilm.

Hannah prende di petto le avversità 
E' stato scioccante per me scoprire che la serie è stata creata proprio dall'attrice che la interpreta (Lena Dunham). Si è dipinta come nessuna donna vorrebbe apparire, con tutte le nevrosi e le pazzie messe a nudo. A volte però è come guardarsi allo specchio. Forse è proprio per questo che Hannah fa paura e attrae allo stesso tempo. Lei incarna la speranza disillusa, quelle barriere che i film non ti dicono mai. Pochi hanno vero talento. Gli altri devono sudare sette camicie e tutto l'armadio invernale per farcela. E non tutti resistono. Hannah è stressata perché vuole diventare scrittrice ma non ci riesce, e non perché sia un'incapace, tutt'altro. Scrive benino, da quello che il telefilm lascia intendere, ma semplicemente non ha ancora trovato la rotta giusta per imbrigliare una storia di successo. Così fa quello che le persone stressate fanno: s'inventa delle scuse. 

Gli altri personaggi della serie hanno grandi potenzialità. Marnie è dolce e bellissima in una città dove la bellezza si trova ad ogni angolo di strada. Jessa è una scazzona, uno spirito libero. Ha avuto un'infanzia infelice e per questo si sente in diritto di sfruttare le persone. Shoshanna (gli amanti di Tarantino facciano la ola) è la tipica verginella ingenuotta che piano piano si scopre.

Girls
Da sinistra a destra: Marnie, Jessa, Hannah e Shoshanna



Poi ci sono i personaggi maschili, ma quelli ve li risparmio. Insomma, Girls non è il classico telefilm che aspetto a gloria quel giorno speciale della settimana, quando c'è c'è. Però non riesco a staccarmene. La storia è accattivante e i colpi di scena lasciano letteralmente col fiato mozzo. Adesso c'è la pausa e la produzione sta lavorando alla terza stagione che uscirà... boh! Ma sicuramente la vedrò.

Giudizio Sintetico&Ponderato: Gradito Passatempo (coi peli sullo stomaco)

martedì 22 gennaio 2013

Segnalazioni d'autore: Elementary

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Puntate viste: s1e01-s1e12

Come la vede Roberto

E' da un po' che stavo valutando se postare qualcosa relativo a Elementary, la nuova versione "ammerigana" delle avventure del nostro beneamato Sherlock Holmes, abbellita di numerose trovate "eretiche" nei confronti del canone sacro: aldilà dell'ambientazione contemporanea (già sperimentata con notevole successo in Sherlock - ma è una produzione BBC, quindi sacra per definizione), il setting newyorkese (già toccato in un film TV con Roger Moore nel ruolo di Holmes, se non erro - vado a memoria) e soprattutto la presenza di un Watson in gonnella (aargh! Peggio di un graffio sulla lavagna!! E invece, no, in fondo in fondo...) avevano solleticato le attese dei fan meno integralisti, e quindi del sottoscritto.

Giunti alla dodicesima puntata della prima serie è il caso di cominciare a parlarne, anche perché - finalmente - si sente aria di Moriarty (e figurati, poteva forse mancare?). In realtà, Moriarty agisce per interposta persona, il notevole Vinnie Jones (ex difensore del Tottenham e sorta di Danny Trejo di Albione quanto a comporsate e ruoli costruiti con lo stampino- che non a caso, nel telefilm, durante lo svolgimento dei suoi compiti di assassino sintonizza il televisore delle vittime per guardarsi le partite dell'Arsenal - eccellente ironia, per un ex-giocatore degli Spurs!), ma immagino che dopo le rivelazioni sul suo essere il vero mandante morte di Irene Adler (ovviamente unico vero amore di Sherlock... per quale motivo pensate che mia figlia si chiami appunto Irene... Sherlock forever!), si aprono le porte alle dodici successive puntate della stagione che forse inizieranno a essere più collegate da un filo unico nella trama.

Holmes è un giovane ex-tossicodipendente, figlio di genitore tanto ricco quanto ben poco sensibile, che lo affida alle cure di Joan Watson per tenerlo sulla buona strada. Spostatosi a New York dalla natia Londra, vi troverà un ex ispettore di Scotland Yard (interpretato da Aidan Quinn... quanti se lo ricordano accanto a Madonna e Rosanna Arquette in Cercasi Susan disperatamente? Ah, i beati anni Ottanta!), che subito lo utilizza come consulante nella risoluzione dei casi più strani e difficoltosi.
Attori carini, setting meno, trame altalenanti, alcune ottime, altre meno, indubitabilmente inferiore al citato Sherlock (che adoro follemente), ma comunque godibile e necessario per i fan, come il sottoscritto.

Aspetto quindi con ansia la seconda parte della stagione, che riprenderà - in lingua originale - fra un paio di settimane. Nel contempo, visto che credo sia partito su Raidue in versione italiana proprio la scorsa domenica, non perdetevelo. C'è un sacco di roba peggiore in TV e spero proprio che questa serie sopravviva (visto che la BBC sembra molto incerta su di un'eventuale terza serie di Sherlock - anche perché Watson si è messo in testa di togliere il suo Tesssorroo a un poveraccio che non aveva fatto nulla di male... dannato Jackson!).

giovedì 17 gennaio 2013

Segnalazioni d'autore: Feels like Haven

L'instancabile Roberto continua a sfornare le sue recensioni d'autore.
Vi ricordo di seguire il suo blog: di tutto un Poe


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Puntate viste: Tutte
Come la vede Roberto

Quanti di voi si ricordano di Feels like Heaven e dei Fiction Factory? La canzone risale alla fine del 1983, ma forse - grazie a Radio Capital TV e ai suoi video vintage - anche i più giovani tra i lettori del blog potrebbero averla sentita. Non che la cosa importi molto, visto che ho semplicemente preso spunto dal titolo per parlare di una serie televisiva appena giunta al termine della sua terza stagione: Haven.

Prodotto della fertile, ma spesso sconclusionata, vena creativa del canale televisivo SyFy (e approdata nel nostro Paese prima su Steel, poi su Rai4), la serie si ispira (in maniera, molto, ma molto, ma molto, libera) al racconto The Colorado Kid di Stephen King (mida del fantastico, perennemente sopravvalutato). Narra le vicende di un agente donna, Audrey Parker (la quasi sconosciuta Emily Rose - in precedenza nota per aver dato voce e corpo a una delle eroine del gioco d'avventura per PS3 Uncharted), in uno strano paesino del Maine (ovviamente, trattandosi di King), Haven, appunto. Il termine in inglese, significa, tra le varie cose, anche "rifugio, e qui ci si riferisce a come il luogo "faccia buca" (per usare una nostra colorita ma comprensibile perifrasi) per tutte le persone "dotate" di un qualche potere anomalo (che come nel caso dell'eccellente sequenza di racconti super-eroistici delle antologie Wild Cards, ideate da George R.R.Martin, prima del trionfo di Game of Thrones, spesso o quasi sempre sono assurdi e debilitanti per chi li possiede e l'intero paese).

Nei tre mezzi anni di programmazione (si trattava inizialmente di una serie estiva - cioè da 13 episodi, promossa nell'ultimo anno a serie autunnale, ma rimasta comunque a quota tredici, come numero di puntate), le avventure dell'agente Parker e degli altri strani eroi di Haven (in particolare, lo sceriffo Nathan Wuornos - altro attore emerito sconosciuto, Lucas Bryant - e il simpaticissimo anti-eroe Duke Crocker - il moderatamente famoso Eric Balfour, già in 24 e in film come il remake di Non aprite quella porta e Skyline, ma già giovanissimo nei primissimi episodi di Buffy l'ammazzavampiri; senza dimenticare i fratelli-coltelli Dave and Vince, giornalisti ed editori del giornale locale, conoscitori di molti dei segreti del posto, e le comparsate di uno degli eroi del wrestling, Edge) si sviluppano attraverso una continua serie di sorprese e di colpi di scena, che via via che passano le puntate, si strutturano in una trama portante che nella terza serie prende il sopravvento e prelude a un cliffhanging che sicuramente è stato scelto dopo la decisione di giungere a una quarta stagione...

Per molti versi simile al cult anni Novanta X Files, Haven soffre un po' degli stessi difetti: se molte delle idee iniziali sono indubbiamente buone (come la presenza di persone con "problemi" - definizione politicamente corretta per individui la cui presenza porta solo morte e distruzione per quelli che incontrano -con l'agente Parker immune ai loro effetti, che periodicamente torna nel villaggio - una volta ogni 27 anni, a partire dalla prima comparsa negli anni Cinquanta del XX secolo - per porre rimedio alla loro ricomparsa ciclica), i personaggi azzeccati (anche se in certo modo stereotipi), gli attori bravi, gli sceneggiatori altrettanto abili (c'è la mano - almeno come produttore - di uno dei grandi del fantastico televisivo dell'ultimo quindicennio, J.J.Abrams), la prevalenza di una trama iper-ramificata sottostante a tutto quanto alla lunga stanca, si notano miriadi di incongruenze, si sente la pressione di non sapere quando dover porre termine a tutto quanto (il dramma delle serie televisive odierne, eccessivamente vittime esclusive dell'audience, ballerina per definizione) e quindi la necessità di lasciarsi spazi per conclusioni improvvise e prolungamenti indefiniti. Nel complesso però, i pregi sono superiori ai difetti e, senza entrare in ulteriori dettagli per non sciupare la visione a chi non la conoscesse, mi sento di poter dire che se gli anni Novanta erano stati, per gli appassionati del fantastico paranormale, gli anni di Mulder e Scully, questi primi anni della seconda decade del XXI secolo possono essere, per lo stesso tipo di pubblico, gli anni di Parker, Wuornos e Crocker (atipico triangolo, che meriterebbe ben più di un post e spiegazioni più dettagliate, che non mi sento di fare, per non rovinare con troppi spoiler la scoperta dei loro segreti via via che passano le puntate).

Forse poco vista da noi, anche per la programmazione su reti di secondo piano (nonostante Rai4 ormai da tempo sia il vero punto di riferimento per gli appassionati di fiction fantastica nostrana), Haven è un telefilm che raggiunge meritatamente la quarta stagione: speriamo che gli sceneggiatori siano sufficientemente abili da non alterare troppo gli equilibri faticosamente raggiunti e capaci di dare un senso compiuto all'intero baraccone (le cui falle cominciano pericolosamente a fare acqua quanto a coerenza) in attesa del finale (auspicabilmente la prossima stagione sarà l'ultima, altrimenti tempo un vero e proprio disastro di trama, come sta avvenendo - parere personale - con Fringe, di cui parlerò un'altra volta). E già che ci siete, se non la conoscete, ascoltatevi anche Feels like Heaven dei Fiction Factory, che non è niente male come possibile emblema dei favolosi anni Ottanta...

mercoledì 16 gennaio 2013

Segnalazioni d'autore: Revolution

Con colpevole ritardo pubblichiamo un nuovo articolo dalla penna del buon Roberto. Vi ricordo di seguire il suo nuovo ed aggiornatissimo blog: di tutto un Poe



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Puntate viste: s01e01

Come la vede Roberto

In questi giorni di fine vacanze e con ancora molte delle serie che seguo ancora ferme ai box a smaltire pandori anche Oltreoceano (Melegatti, come insegna la pubblicità), è giunta l'ora di tirar fuori dal cassetto... pardon, dalla chiavetta usb, il pilot di una serie che ha già riscosso un discreto consenso (a quanto sento) di pubblico a opera degli Ammerigani (con 2 emme e la gi, perché il telefilm, come sentirete è molto, molto, molto, "ammerigano"): Revolution (titolo evidentemente preso dalla celeberrima canzone dei Beatles, visto che nei titoli c'è anche un gioco di parole con "Evolution" - termine che compare nella seconda strofa del testo - ma potrebbe anche essere solo un caso, vista la banalità della rima).

Due parole sulla trama (per ora ovviamente solo abbozzata): un bel giorno sparisce dal mondo ogni forma di energia (quella elettrica, ma anche batterie, motori, etc) e l'umanità torna a prima della rivoluzione industriale. Con un flashforward di 15 anni, seguiamo le vicende di una famiglia (fratello e sorella tardo adolescenti, e matrigna cinica e feroce, che gira con del whisky avvelenato da offrire a eventuali banditi incontrati per strada...) costretta a fuggire dal pacifico villaggio dove vivono dalla milizia del governo Monroe (una delle tante repubbliche in cui sono rinati i nuovi States dopo la catastrofe), in cerca dello zio Miles (un ex sergente dei marines, in confronto al quale Ezio Auditore è un novellino nel maneggiare spade e coltelli, come dimostra una - discreta, anche se molto Hong Kong style - scena della parte finale del telefilm, dove affronta e sconfigge praticamente da solo una dozzina abbondante di avversari - che, ovviamente, pur armati di balestre e fucili - su questi torneremo dopo - si dimostrano incapaci di usarli e preferiscono farsi scannare in corpo a corpo). Oltre a questo, il pilot fornisce alcuni altri spunti di sviluppo di trama che ovviamente saranno seguiti, immagino, nelle puntate successive.

Ci troviamo di fronte, quindi, all'ennesimo telefilm post-olocausto o simile, dopo Walking Dead (del quale per adesso ho potuto vedere purtroppo solo il pilot della prima serie, causa eccessiva sensibilità della consorte, ma spero di rimediare in futuro) e Falling Skies (del quale ho visto il pilot, e mi è bastato), con premesse diverse, ma sviluppo immagino similare. In realtà, la cosa cui più somiglia è il bistrattato film di Costner L'uomo del giorno dopo (ovvero The Postman, dal bel romanzo di David Brin), che invece a me non era dispiaciuto. L'impressione iniziale non è malissimo, anche se ci si muove su strade percorse tante e tante volte, sia nella fiction narrativa sia in quella televisivo/cinematografica (per non dire videoludica - Fallout?!?). Molti dei volti presentati sono praticamente sconosciuti (come la protagonista femminile, somigliante alla Kirsten Stewart della saga di Twilight... sarà un caso che il protagonista maschile, il Miles "EZio Auditore" di cui sopra sia quel Billy Burke che nella saga licantropo-vampirica della Meyer è il padre di Bella?!? Bah! Misteri del casting...), ma si rivede nel ruolo del capo dei miliziani a caccia della famigliola quel Giancarlo Esposito che in Once Upon the Time è l'incarnazione dello "specchio, specchio delle mie brame" della Regina Cattiva, e, soprattutto, nel ruolo del "cattivo" Monroe (altro sergente dei marines, compagno d'armi di Miles) quel David Lyons che avevo indossato i panni dell'eroe mascherato di The Cape, nella sfortunata serie televisiva di un paio di anni or sono, caduto sventuratamente sotto i colpi dell'ascia dell'audience.

Il pilot e l'ambientazione pullulano di altri difetti più o meno gravi (per esempio, perché fra le varie cose che smettono di funzionare ci sono anche le armi da fuoco moderne, tanto che i miliziani rispolverano improbabili fucili ad avancarica dei tempi della Rivoluzione Americana (oops... Ammerigana)?? Perché è più figo, o perché c'è dietro una spiegazione logica? Sono curioso di conoscerla...), ma le improbabilità storiche o gli errori marchiani affollano da sempre la cinematografia mondiale (ammerigana in particolare...) e nonostante questo, tappandosi bocca, orecchie e naso (lasciamo aperti almeno gli occhi, e spegniamo il cervello) si riescono a vedere - divertendosi anche - film come Il Gladiatore e (sfioro l'eresia... preparate il rogo) Troy.

Sospendo quindi il giudizio su Revolution, in attesa di vedere se varrà la pena vedere qualche altra puntata al rientro in massa delle serie di ritorno dalle vacanze (sono già in attesa delle ultime puntate della stagione di Haven, del ritorno di Castle, Criminal Minds, Elementary, Arrow e - ebbene sì, alimentate il rogo già allestito in precedenza - Glee), ma non ne sentirò troppo la mancanza se poi non potrò farlo.

martedì 8 gennaio 2013

Segnalazione: Ripper Street

Buon anno a tutti! Visto che l'anno nuovo inizia con un sacco di buoni propositi, il buon Roberto ci spinge a rimettere mano al nostro blog segnalandoci una seie nuova nuova direttamente dall'Inghilterra!

Roberto ha anche deciso di aprire un suo blog non solamente ristretto alle serie televisive: di tutto un Poe
Visitatelo, fatelo conoscere a familiari, amici e conoscenti (se leggete questo blog non può non piacervi)



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Puntate viste: s01e01
Come la vede Roberto

Jack è tornato, o almeno così sembra nelle prime scene della nuova miniserie targata BBC, Ripper Street, freschissima di messa in onda e di visione.
Il fatto che non lo sia veramente, forse lascia un qualche amaro in bocca ai fan del più celebre serial killer della storia, ma si tratta di una mancanza da poco, perché la prima puntata (tutta imperniata sui primordi della fotografia pornografica e sul prototipo degli "snuff movies" prima ancora della nascita accertata dei film veri e propri) è piuttosto efficace, ficcante, ben recitata, da un cast all English (salvo Adam Rothenberg nel ruolo di Homer Jackson, ex medico dell'esercito statunitense ed anche ex agente dell'agenzia Pinkerton) e abbastanza ben calata nelle atmosfere della Londra del tardo Ottocento, su stilemi che ricordano da un lato i recenti film holmesiani dell'ex signor Madonna, dall'altro il lordume malato della Whitechapel di From Hell.

Parlando del cast, menzione speciale per Jerome Flynn (il Bronn del Trono di spade), nel ruolo del sergente Bennett Drake (costantemente impegnato in incontri di pugilato clandestini).

La prima impressione è valida, dunque, con i soliti difetti riscontrati in altre pellicole similari (in specie prostitute troppo belle per essere credibili, come nel citato From Hell), ma per il resto una trama decente (per quanto piuttosto telefonata e in fin dei conti imitativa), buona recitazione, personaggi interessanti e con scheletri nell'armadio forse anche molto ingombranti, che probabilmente si scopriranno pian piano (come è giusto che sia). Aspettiamo fiduciosi la seconda puntata, per vedere se le premesse saranno consolidate, o se tutto si scioglierà nel piattume (trattandosi di produzione BBC gli auspici sono buoni).